Home News Aspetti simbolici del fegato

Aspetti simbolici del fegato

10 dicembre 2019

Aspetti simbolici del fegato

a cura di M. Ortuso*

Il fegato è la ghiandola più grossa del corpo umano ed è situata nell'addome superiore, sotto il diaframma. Esso ha un ruolo fondamentale nel metabolismo e svolge diverse funzioni fisiologiche che possiamo raggruppare in quattro categorie:
- sintesi
- accumulo
- catabolismo
- escrezione
Il fegato secerne e produce la bile, una soluzione isosmotica con il plasma, per lo più composta da acqua, elettroliti e altri elementi di origine esogena, provenienti dalla digestione, e altri di origine endogena, quali la bilirubina, sostanza che deriva dalla degradazione dei gruppi eme dei globuli rossi dismessi e che dà alla bile il suo colorito giallo-verde. Questa soluzione permette al nostro corpo di assimilare i lipidi e le vitamine liposolubili provenienti dagli alimenti ingeriti.
Altri elementi sintetizzati dal fegato sono il tanto famigerato colestorolo, il quale nella giusta quantità è necessario per la costruzione delle membrane cellulari, e i trigliceridi, fonti di energia per l'organismo. Inoltre è in grado di produrre fattori di coagulazione, quali fibrogeno e trombina ed è l'organo responsabile della gluconeogenesi: nel fegato si accumulano riserve di zuccheri sotto forma di glucogeno, cosicchè esso sia a pronta disposizione delle nostre cellule in caso di necessità. Questa facoltà di immagazzinamento e sintesi ha permesso all'uomo di svincolarsi dalla necessità di mangiare di continuo. Nel fegato si stipano anche le riserve di vitamina B12, di ferro e rame, derivanti sempre dai processi metabolici della digestione e dalla disgregazione delle molecole di emoglobina.  Il fegato non solo è coinvolto nelle reazioni di catabolismo, ma anche in quelle in cui si catturano e si rendono smaltibili le sostanze tossiche penetrate nel nostro corpo.
 Vista la complessità delle funzioni svolte da questo organo potremmo definirlo una sorta di laboratorio chimico altamente specializzato, un'alchimista viscerale per dirlo con una terminologia più suggestiva. L'ecobiopsicologia ci ricorda come per approcciarsi sia alla patologia ma soprattutto alla persona nella sua totalità e unicità dobbiamo costruirci un campo di lavoro complesso e aperto al flusso di in-formazioni che viene dalla persona stessa.
L'ecobiopsicologia inizia l'osservazione del campo dell'infrarosso, mettendo a fuoco le funzioni a cui un organo risponde rispetto alla vita e spostandosi poi sul piano dell'ultravioletto, dello psichico, si chiede come le medesime funzioni si esplicano o si inceppano quando parliamo di sofferenza.
Il fegato garantisce un'omeostasi al nostro corpo basati sul metabolismo, sulla sintesi sull'immagazzinamento e sulla regolazione; vediamo come l'omeostasi si regga sul tema della trasformazione, del movimento, un movimento “regolato” e direzionato. Inoltre il fegato è una centralina filtro dei prodotti del mondo non assimilabili, se non nocivi per la nostra struttura-corpo. Anche la psiche umana si deve garantire un'omeostasi, metabolizzando gli elementi del mondo esterno e le emozioni provate (cibo della mente). Nel mondo della psiche quale è la facoltà che disgrega e fa sintesi nuove? Potremmo pensare alla creatività, alla capacità di simbolizzazione, alla spinta all'individuazione. Ogni struttura per preservare la propria identità deve avere un'elemento di filtro e smaltimento di ciò che non è assimilabile, cosa fa questo nella psiche? Potremmo pensare ai meccanismi di difesa in tutte le loro sfaccettature.
Come Anzieu aveva ipotizzato un Io-pelle, potremmo ipotizzare un Io-fegato. La pelle garantisce al corpo una funzione di protezione e contenimento delle viscere, di confine, di scambio/respirazione e di comunicazione, così anche l'Io alla persona garantisce una funzione di contenimento delle parti vitali, di scambio e comunicazione tra il proprio conscio e inconscio e tra sé e gli altri. Il fegato è nel corpo il laboratorio alchemico, così esiste una funzione dell'Io alchemica, che metabolizza, trasforma e regola i contenuti psichici e che può andare incontro a sofferenza. Potremmo pensare al fegato psichico come all'asse Io-Sè che guida la persona nel proprio percorso di vita?
Nella medicina tradizionale cinese, il fegato è legato alla stagione della primavera, ovvero a quello spazio/tempo ponte tra la massima introversione/incubazione dell'inverno e la massima estroversione/maturazione dell'estate. La primavera è il momento in cui l'energia comincia rifluire nella materia che si trasforma e "sboccia". In una modalità metaforica la medicina orientale ha cercato a suo modo di rappresentare le funzionalità del fegato fisico e del “fegato psichico”.
Le patologie in chiave ecobiopsicologica sono i sogni del corpo; quando ci approcciamo ai sogni della psiche noi andiamo sempre alla ricerca di una coerenza di senso tra gli elementi che lo compongono. Così dobbiamo fare anche nella patologia del corpo: avere un occhio simbolico che cerca coerenza tra gli elementi, costruire un campo complesso di lavoro con la persona, ovvero un campo che lega insieme più aspetti.
Facciamo un esempio: le cirrosi sono patologie epatiche multifattoriali, spesso legate alla dipendenza e abuso da sostanze, in particolar modo alcol. Come terapeuti ecobiopsicologici  dovremmo formulare ipotesi di lavoro ad esempio attorno ai temi della dipendenza e della tossicità nella vita fisica, relazionale, emotiva e immaginale della persona. L'obiettivo dell'ecobiopsicologia non è tanto quello di costruire una corrispondenza lineare tra organo, patologia e un elemento psichico, quanto quello di costruire nodi di una rete complessa e permetterne l'esplorazione in una multidimensionalità di senso.
Quando la psicoterapia incontra la sofferenza epatica, potremmo dire che deve diventare il tempo di  primavera, esplorare gli elementi sepolti nell'inverno della memoria implicita del soggetto e riattivare la funzione-fegato dell'Io, ovvero le sue potenzialità di garantirsi un'omeostasi nella sua trasformazione continua.

Bibliografia:

Bottalo F., Brotzu R., Fondamenti di Medicina Tradizionale Cinese, Xenia, Como 1999
Frigoli D., La fisica dell'anima. Riflessioni ecobiopiscologiche in psicoterapia, Paolo Emilio Persiani, Bologna 2013
Frigoli D., Il linguaggio dell'anima, Magi edizioni, Milano 2016
Frigoli D., L'alchimia dell'anima, Magi edizioni, Milano 2017
Frigoli D., I sogni dell'anima e i miti del corpo, Magi edizioni, Milano 2019

* Mara Ortuso, psicologa, psicoterapeuta